La vera globalizzazione |
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Per fortuna è finita l’era delle contrapposizioni frontali, l’era delle ideologie totalitarie e la guerra fredda che evitava assolutamente il confronto e metteva i due blocchi in netta contrapposizione. La cortina di ferro è stata fatta cadere e da quel momento tutto è diventato più facile per la convivenza civile dei popoli del pianeta. Finalmente ha preso il via il processo di globalizzazione ovvero quel fenomeno di integrazione e di interdipendenza delle economie e dei mercati internazionali, che ha portato la Cina ad ‘accollarsi’ il 25% del debito pubblico degli USA. Paese quest’ultimo che ha investito insieme all’Europa consistenti capitali per creare centinaia di industrie e società miste in particolare in India e Cina. Paesi che hanno acquisito know-how e tecnologie che fine a qualche anno fa erano considerate intangibili, coperte dal segreto militare ed industriale. Si pensi per quanto riguarda l’India al complesso di software-house di livello mondiale costituito nella città di Bangalore ( Vedi articolo:La speranza Indiana ) e all’invio di una sofisticata sonda sulla Luna, e per quanto riguarda la Cina all’acquisizione della Divisione Personal Computer della IBM da parte della LENOVO e all’invio di un astronauta nello spazio. La globalizzazione sta determinando inoltre un cambiamento radicale negli equilibri economici e politici internazionali. La Cina con uno sviluppo del PIL pari a circa il 10% annuo ha superato il reddito della Germania e si avvia a superare quello del Giappone ed anche degli Usa tra una decina di anni. La recente crisi finanziaria, paragonabile a quella del 1929, che ha investito il mondo occidentale per essere superata ha ormai necessità che ‘le regole del gioco’ in campo finanziario siano profondamente riviste. La convocazione del G20 a Washinton sotto la presidenza Bush ha dimostrato l’urgenza e la necessità di far scrivere agli economisti le nuove regole del commercio mondiale basate anche, come afferma Tremonti, sull’etica oltre che sul conseguimento del massimo profitto (anche personale ?? per i Top Manager). Con la convocazione dei venti paesi a decidere del nuovo assetto finanziario mondiale finalmente si è sancito il diritto, anche per gli ex paesi emergenti( attualmente solide realtà economiche ), di contribuire a determinare il nuovo status del mondo economico mondiale. Il processo di globalizzazione è quindi entrato nella fase critica, dal punto di vista decisionale, perché i venti Paesi rappresentano 80% dell’economia globale. Il 2009, con la presidenza di Barak Obama, sarà l’anno decisivo per assumere decisioni che condizioneranno la vita dell’intero pianeta sia dal punto di vista economico che dal punto di vista ambientale. Gli accordi di Kioto dovranno essere sottoscritti da tutti i Paesi del G20 per impedire che dopo il superamento della crisi finanziaria si manifesti in maniera irreparabile la crisi ambientale. La Storia ci ha insegnato che soltanto le grandi crisi producono un grande processo di evoluzione: la tragedia della seconda guerra mondiale ( cinquanta milioni di morti ) ha determinato quel processo di unificazione di tutti gli stati europei che crediamo si completerà o perlomeno verrà affrettato dalla globalizzazione in atto. Ormai esiste una lingua comune ( l’inglese naturalmente) e un sistema di scambio ed acquisizione dati ( Internet ) comuni a tutto il pianeta. E’ sufficiente diffondere questi due elementi pienamente, insieme ad un adeguato programma di istruzione e formazione culturale per attuare quel processo di globalizzazione vera e completa che non può prescindere dalle qualità umane di tutte le genti del sistema Terra.
La Cina, paese di antica storia e civiltà, può rappresentare l’anello nevralgico di questo processo di globalizzazione perché, facendo convivere capitalismo e quel che rimane del comunismo, può dare un contributo fondamentale per esprimere il nuovo modello di sviluppo economico e culturale per tutta l’umanità.
Articolo scritto da Antonio ALBINO in data 19 novembre 2008
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